IL MISSIONARIO EUSEBIO CHINI NEGLI STUDI DI DOMENICO CALARCOarchivio_mo_logo
di P. Gerardo Caglioni sx.

Domenico Calarco, saveriano, calabrese di Bagnara Calabra (RC), per anni negli USA, dove tra l’altro ha diretto “Xaverian Newsletter”, è dottore in missiologia e si è specializzato nello studio dell’evangelizzazione delle Americhe (secoli XVI – XVII). È un esperto – “perito storico” – di Eusebio Francesco Chini, più conosciuto come Padre Kino. Tra le sue pubblicazioni specialistiche, segnaliamo: “Un uomo dal cuore in fiamme” (2003), sulla figura e l’opera del trentino Padre Kino nel contesto storico, culturale e spirituale del tempo; “L’Epistolario” (1998), una raccolta della ricca corrispondenza di Padre Kino che rivela interessanti particolari personali e storici; “L’apostolo dei Pima” (1995): sul metodo dell’evangelizzazione e della promozione umana dei nativi Pima da parte di Padre Kino; “Un uomo di frontiera. Un’introduzione al percorso esistenziale e spirituale di Eusebio Francesco Chini” (2007).

TRA I FONDATORI DEGLI USA
La vasta letteratura su padre Eusebio Chini testimonia la straordinaria reviviscenza, dopo 300 anni, di quest’evangelizzatore della Nuova Spagna (oggi Messico). Là egli giunse il 3 maggio 1681 sbarcando a Veracruz, dopo tre mesi di navigazione. Durante il suo apostolato, egli percorse 12.800 chilometri a cavallo. Non stupisce che il 14 febbraio 1965, nel famedio di Washington, a lui, fondatore dello Stato di Arizona, sia stata eretta una statua accanto a quelle dei più famosi personaggi degli Usa: George Washington, Samuel Adams, Sam Houston, Andrew Jackson. La scritta sottostante la sua statua ricorda: Explorer, Historian, Ranchero, Mission Builder and Apostle to the Indians (esploratore, storico, allevatore, fondatore di missioni e apostolo tra gli indios). Nonostante i suoi meriti civili, sociali, economici, del resto innegabili, il Chini fu soprattutto missionario, in Bassa California, Messico e Arizona.
Nato a Segno, nella trentina Val di Non, il 10 agosto 1645, gravemente ammalato, fece voto di entrare nella Compagnia di Gesù se fosse guarito. Ottenuta la guarigione, realizzò il suo voto il 20 novembre 1665, a Landsberg, in Baviera. Desiderava essere missionario in Cina, e per prepararsi a questo scopo studiò matematica all’Università di Ingolstadt, in Germania, e frequentò corsi di specializzazione in astronomia a Friburgo.
Dopo l’ordinazione presbiterale, avvenuta il 12 giugno 1677 a Eichstatt, in Baviera, l’anno seguente fu destinato alla missione. Aveva dichiarato al Padre Generale Gian Paolo Oliva d’essere disponibile ad andare in qualsiasi territorio da evangelizzare. Così, invece di vivere il sogno dell’Estremo Oriente, finì all’Estremo Occidente.

GLI STUDI DEL CALARCO
Il saveriano padre Domenico Calarco è noto per aver portato avanti ricerche e studi sull’evangelizzazione dell’America in età moderna e in particolare sul p. Eusebio Chini, (1645-1711), – scrittore, storico, matematico, geografo, cartografo.
Sono studi, questi, molto rilevanti. Si pensi, ad esempio, a quelli sulla Parola di Dio che contribuì ad arricchire spiritualmente padre Chini e a stimolarlo all’impegno dell’apostolato missionario. Al suo Preposito Generale, egli scriveva: «Dio, il quale mi ha gratuitamente elargito un ardente desiderio di sopportare e di soffrire molte e grandi cose per la sua maggior gloria e per la salvezza delle anime, sa che non mi sentirei mai appagato adeguatamente nei miei desideri, se non quando mi fosse concesso di spargere il mio sangue per l’amore di Gesù Cristo e a vantaggio della Chiesa e della Compagnia».
Il p. Chini era stato attratto dal «roveto ardente» e la sua anima era ansiosa di godere del «calore» di Dio, «Dio come fuoco, come sole, come luce». Desiderava ardentemente di contemplare il volto divino, e restare sempre più a colloquio con il Signore. L’ubbidienza prestata prima di emettere i voti lo aveva portato a convincersi di accettare «ora e sempre la …santissima volontà (di Dio) che da sola rappresenta tutta la nostra santità – così scriveva il Chini – e che è sempre giustissima e mira ai fini più santi e sublimi. Anche se a volte tali fini ci rimangono occulti, tuttavia noi li vedremo nel momento prestabilito».
«Fedele in eterno» a Dio, il Chini ha sempre ambito che la sua vita fosse un’offerta gradita a Dio, al punto che così pregava: «Prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te Signore lo ridono, tutto è tuo, disponi a tuo piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, che questo mi basta».

TALENTI A SERVIZIO DEGLI ALTRI
P. Calarco evidenzia anche che p. Chini pose i propri «talenti» al servizio degli altri: fu un uomo di scienza che «vide nel mondo il mezzo per trasformare le sue risorse in ricchezza al servizio dell’umanità», un «esploratore dell’ignoto, un costruttore e un patrocinatore di una vita più ricca per l’umanità».
Un cristiano non può avere sicuro successo sia nella sua opera civile sia in quella religiosa, se è privo di ricchezza interiore. Padre Chini di ciò era pienamente convinto perché lo aveva sperimentato da missionario, non solo nel formare i neofiti ma, anche, nell’impegno sociale che svolse ininterrottamente per l’elevazione umana dei «nativi». Indicò la via della perfezione ma, anche, insegnò come dissodare la terra per renderla fertile così da potersi sostenere con il lavoro, e come vivere in comunione con gli altri

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